Nasco a Torino da una famiglia di antiche origini francesi, studio Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti nei Corsi di Enrico Paulucci, contemporaneamente frequento le lezioni di Estetica all’Università di Lettere e Filosofia, seguendo i Corsi di Nicola Abbagnano e Luigi Pareyson. Mi iscrivo poi al Politecnico di Architettura portando a termine gli studi. Gli anni torinesi, quelli della mia formazione artistica, coincidono con quel momento magico di straordinario sviluppo culturale che parte nel 1960.
Torino, in quegli anni, dimostra una grande capacità creativa e di ricezione culturale, sia nell’arte che nella letteratura. In quegli anni traccio la mia vita, e la intreccio, con gli artisti dell’Arte Povera, quegli Anselmo, Boetti, Fabro, Gilardi, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini, Zorio, Michelangelo Pistoletto, che saranno la punta di diamante dell’arte contemporanea italiana, ma anche con la musica di Enrico Rava e con la letteratura di Edoardo Sanguineti. Alterno il mio lavoro artistico con quello critico-organizzativo. Insegno Figura e Decorazione al Liceo Artistico della mia città.
1966. una rassegna di film alla Galleria d’Arte Moderna di Torino del gruppo NAC (New American Cinema) mi interessa a tal punto che con alcuni amici – uno, dapprima fotografo di artisti e dopo artista lui stesso di fama internazionale, Paolo Mussat Sartor, altri, che diverranno esponenti di quello che sarà il “cinema sperimentale” italiano – compro una Bolex Paillard 16 mm. iniziando una ricerca parallela con la macchina da presa.
Continuo, come ho sempre fatto, a far coesistere i miei interessi. In quegli anni allestisco una mostra antologica sui “rayogrammi” di Man Ray alla Galleria Il Fauno. Ristrutturo la Galleria Il Fauno e la Galleria Christian Stein. Espongo per la prima volta alla Galleria Il Punto a Torino e, nel 1967, nella collettiva “Les mot et les choses” – sempre stessa Galleria – assieme a Ben Vautier, Boetti, Lora Totino, Sanguineti, Simonetti, e ad altri artisti quali Gorge Maciunas, La Monte Young, Robert Watts, confluenti nel gruppo Fluxus, perché la mia ricerca in quegli anni si apparenta a quelle tematiche.
Alla Galleria d’Arte Moderna di Torino riprendo delle performances – a quei tempi si chiamavano happening – di Ugo Nespolo, Aldo Mondino, Ben Vautier.
1968. Sto ancora frequentando la Facoltà di Architettura. Vado a Parigi. Ritorno a Torino.
1972. Vinco una borsa di studio per il Centro Sperimentale di Cinematografia e mi trasferisco a Roma. Frequento i Corsi di Regia diretti da Roberto Rossellini e mi diplomo nel 1974.
Da allora le mie strade si intrecciano tra il cinema, la scenografia, le tecniche multimediali e l’espressione artistica.
Partecipo al Festival di Montecatini con il film Spray – protagonisti Anna Bonaiuto, Remo Girone – allora giovani attori di Luca Ronconi, e Allen Midgette, da poco arrivato direttamente dalla Factory di Andy Warhol ma che aveva già lavorato con Bernardo Bertolucci in Prima della Rivoluzione e Strategia del Ragno.
Sono anni densi di incontri con persone eccezionali: Man Ray, Josè Ortega, Luchino Visconti, Jacques Lacan, Dario Fo, Carmelo Bene; con alcuni di loro nascono costanti frequentazioni.
Lavoro per Beni Montresor e la Comédie Française in Italia, mi occupo della direzione tecnica per spettacoli di danza – palcoscenici all’aperto e luci – per Rudolf Nurejiev, Luciana Savignano, Carla Fracci, Vittorio Biagi, Lorca Massine, Maurice Béjart, Lindsey Kemp. Anni di vita in “stato di grazia”.
1987. Il 2 marzo alle 13,00 – lo stesso giorno e alla stessa ora di quando io sono nato – nasce mio figlio Gian Maria. Risparmieremo una torta ai compleanni.
La mia personale ricerca artistica continua, anche se lentamente, cambia prospettiva; decido di non esporre, disegno opere di piccolo formato, che accumulo. Rifiuto la divulgazione ritenendo questa ricerca assolutamente privata.
Mi interesso a progetti di allestimenti espositivi, che realizzo in Italia e all’estero. Nascono così collaborazioni, incontri e lavori. Per citarne alcuni: Pino Lancetti, Carla Venosta, Pia Soli, Achille Bonito Oliva, Andrea Branzi.
2004. dopo diversi anni impegnati a realizzare multivisioni per l’industria e per eventi spettacolari, mi interesso nuovamente a una personale ricerca artistica rivolta alla riproduzione dell’immagine dell’uomo e dei suoi rapporti “politici”.
Nel 2005 partecipo alla collettiva “No wall / No war concept” a Salerno, e ultimamente sono in corso di definizione alcune mie personali a Roma, Torino e in Germania.
In questo anno Gian Maria – che da sempre ha studiato in scuole di lingua francese – si iscrive a Lettere Moderne alla Sorbonne. Mi trasferisco a Parigi, tenendo attivo, con i miei collaboratori, anche il mio studio in Italia.
2040, Gian Maria, un po’ annoiato dei suoi numerosi successi, forse decide di riposarsi e mi chiede di lavorare insieme.
2045, un bell’anno. Il numero 100 è un’unità di misura, esprime unicità, ma anche identità:
“Ce n’est qu’un début continuons le combat”.